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La cattedrale dei Santi Erasmo e Marciano e di Santa Maria Assunta è il luogo di culto cattolico più importante di Gaeta, chiesa madre dell’omonima arcidiocesi e sede della parrocchia di Maria Santissima Assunta in Cielo.[2]

Costruita nel XIII secolo riutilizzando parte di una chiesa più antica, nei secoli successivi è stata più volte rimaneggiata, mantenendo integra la sua struttura medievale sotto le superfetazioni posteriori; nel corso dell’ultimo intervento, che ha avuto luogo negli anni 20082014, sono state riportate a vista all’interno della chiesa alcune strutture antiche ed è stata radicalmente modificata l’area presbiterale tramite l’inserimento di elementi di varia epoca.[3]

La cattedrale è stata elevata alla dignità di basilica minore da papa Pio IX il 10 dicembre 1848.[4]

Anticamente, la città di Gaeta ricadeva sotto la giurisdizione della diocesi di Formia, secondo la tradizione fondata tra la fine del III secolo e gli inizi del IV. A causa delle frequenti incursioni saracene, la sede vescovile venne trasferita nella più sicura città di Gaeta, dapprima saltuariamente (a partire dal 787, col vescovo Campolo), poi definitivamente nell’VIIIIX secolo.[5]

Le reliquie di sant’Erasmo vennero portate a Gaeta nell’842 dal vescovo Giovanni III e collocate nella preesistente chiesa di Santa Maria del Parco,[6] che acquisì tale appellativo (posto ad indicare un’area recintata) dopo la sua inclusione all’interno della seconda cinta muraria della città, edificata tra la fine dell’VIII secolo e gli inizi di quello successivo.[7] Una prima cattedrale venne costruita tra i secoli XI e XII e consacrata da papa Pasquale II il 22 gennaio 1106 e dedicata a santa Maria Assunta e a sant’Erasmo, e probabilmente anche a san Marciano e san Probo;[8] questa aveva una struttura a tre navate con accesso rivolto verso il mare e fu il luogo in cui venne consacrato papa Gelasio II il 10 marzo 1118.[9][10]

Nel 1148 ebbe inizio la costruzione dell’alta torre campanaria su progetto di Nicolangelo, romano, su un terreno appositamente donato dal monaco Pandolfo Pelagrosio; i lavori vennero completati soltanto nel 1279.[11]

Il 1º giugno 1213, un potente terremoto interessò l’area dei monti Aurunci e causò la distruzione di molti edifici anche nella città di Gaeta; la cattedrale crollò parzialmente e venne successivamente ricostruita entro il 1256 con una più ampia struttura a sette navate e orientamento opposto rispetto a quello originario;[9] la navata laterale sinistra della prima cattedrale, sebbene non in asse con le altre, andò a costituire la prima navata laterale di destra della nuova chiesa. Per tutto il XIII secolo, l’edificio venne arricchito con preziosi manufatti, tra i quali la colonna del cero pasquale e un pulpito; nel 1303, in occasione del millenario della morte di sant’Erasmo, venne fatta realizzare una preziosa statua argentea raffigurante il patrono.[12]

Nei secoli XV e XVI, l’arredamento interno della chiesa subì alcune modifiche: venne modificato l’assetto del presbiterio e installato un coro ligneo intagliato, nonché un primo organo a canne di modeste dimensioni.[13]

A partire dal 1619, venne costruita un’abside a pianta rettangolare in stile barocco, con sottostante cripta denominata succorpo per accogliere le reliquie dei santi patroni.[14] I lavori iniziarono sotto la direzione di Jacopo Lazzari, cui successe nel 1644 il figlio Dionisio, il quale si occupò negli anni ottanta della realizzazione di un nuovo altare maggiore in marmi policromi;[15] quest’ultimo non era collocato a ridosso della parete fondale, ma sotto l’arco absidale, mentre in fondo all’abside vi era un organo a canne su apposita cantoria, probabilmente gemello di quello del santuario della Santissima Annunziata (costruito da Giuseppe de Martino nel 16851689 e ampliato nel 1737).[16] A causa della mancanza di fondi, l’abside venne coperta provvisoriamente con una volta ad incannucciata; soltanto nel 1775, venne realizzata la volta a botte in muratura, sebbene più bassa rispetto a quella del progetto originario.[17]

Nel 1725, la cattedrale era anche sede della parrocchia di Santa Maria Assunta (che contava 310 abitanti e che era stata unita nel XVI secolo a quella di San Salvatore dal vescovo cardinale Tommaso De Vio) e dell’unico fonte battesimale presente all’interno delle mura della città di Gaeta (corrispondente all’attuale centro storico medievale) presso il quale i vari parroci venivano per amministrare il sacramento del Battesimo; inoltre, vi era un capitolo costituito da 17 canonici e altri chierici.[18]

Alcune colonne antiche inglobate nella sovrastruttura neoclassica realizzata tra il 1788 e il 1793 da Pietro Paolo Ferrara.

A partire dal 1788, per volere di Ferdinando IV di Borbone, la cattedrale fu interessata da un radicale intervento di restauro su progetto di Pietro Paolo Ferrara: egli non demolì l’antica struttura gotica, ma la inglobò all’interno di una veste in stile neoclassico; la pianta venne ridotta da sette a tre navate con cappelle laterali e la navata centrale fu coperta con volta a botte cassettonata, mentre le due laterali con cupolette. La chiesa, rinnovata, venne riconsacrata e aperta al culto il 28 maggio 1793 dal vescovo Gennaro Clemente Francone.[19]

Nel XIX secolo l’interno dell’edificio fu oggetto di alcune modifiche: nel 1810, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi voluta da Gioacchino Murat (1809), accolse due altari barocchi provenienti dalla chiesa Santa Caterina d’Alessandria; successivamente vennero realizzate le balaustre delle cappelle laterali e una doppia scalinata di raccordo tra presbiterio e navata centrale.[20] Con la bolla In Sublimi del 31 dicembre 1848, papa Pio IX esule a Gaeta, elevò la diocesi al rango di arcidiocesi.[21]

Il 22 gennaio 1903 ebbe inizio la costruzione di una nuova facciata in stile neogotico, su progetto di Pietro Giannattasio e con la consulenza del canonico Filippo Pimpinella. Il prospetto, che sostituiva una semplice parete piana nella quale si aprivano tre finestre a lunetta, venne completato in parte nel 1905 e terminato successivamente.[22] Nel 1935, in occasione del Congresso eucaristico che si sarebbe tenuto a Gaeta l’anno successivo, l’arcivescovo Dionigi Casaroli fece realizzare un pavimento in marmi policromi per l’abside.[20]

Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1943, dopo il proclama dell’armistizio di Cassibile, la città di Gaeta venne bombardata dall’aviazione tedesca e un ordigno colpì la cattedrale causando ingenti danni: andarono distrutti il tetto della navata centrale e l’organo a canne in controfacciata, pesantemente danneggiati il pavimento dell’abside e lo Stendardo di Lepanto, allora esposto sopra l’altare maggiore.[20] La chiesa, riparata, venne riaperta al culto nel 1950 dopo esser stata riconsacrata dall’arcivescovo Casaroli il 23 novembre dello stesso anno. In occasione della visita di papa Giovanni Paolo II a Gaeta (25 giugno 1989),[23] venne sostituita la cattedra lignea con un nuovo seggio di Erasmo Vaudo, realizzato accostando elementi scultorei medioevali.[24]

Iscrizione commemorativa della riconsacrazione.

Il 24 novembre 2003, con una delibera del comune di Gaeta che fino ad allora ne deteneva la proprietà, la cattedrale venne donata gratuitamente all’arcidiocesi, che ne divenne la proprietaria.[25]

A partire dal 2008, la cattedrale è stata soggetta ad un importante intervento di consolidamento e di radicale alterazione dell’aspetto interno: sono state riportate alla luce alcune delle antiche colonne poste nei pilastri tra la navata centrale e le navate laterali; è stata realizzata una nuova pavimentazione in marmi policromi con elementi in stile neo-cosmatesco, riorganizzato l’intero assetto del presbiterio utilizzando elementi di varie epoche e caratteristiche, tra cui alcune formelle scolpite a bassorilievo, già nella ex chiesa di Santa Lucia e probabilmente, in origine, parte del pulpito della cattedrale.[26] Contemporaneamente il succorpo è stato sottoposto ad un restauro conservativo, effettuato tra il 2008 e il 2010, sia all’apparato decorativo marmoreo, sia a quello pittorico ad affresco.[27] La cattedrale è stata riaperta al culto e riconsacrata dall’arcivescovo Fabio Bernardo D’Onorio il 27 settembre 2014.[28]

Fonte: Wikipedia